Totem mostra Hopper

Totem mostra Hopper

Edward Hopper a Mosaico

Questa nuova edizione di Mosaicamente omaggia un autore americano, Hopper, introverso, schivo e riservato come ci riferisce chi lo ha conosciuto e studiato prima fra tutti sua moglie, anche lei pittrice, che in una biografia ricorda di lui: “questa sera Edward ha detto che lui è uno che osserva mentre io partecipo”. Dunque per sua ammissione l’artista è un osservatore della realtà a cui però non partecipa. Quello che vede lo registra scrupolosamente lasciando a chi guarda la sfida dell’interpretazione della sua opera solo apparentemente banale fatta di paesaggi urbani, interni di case dove le persone sono quasi parte dell’arredamento. Questo nuovo modo di intendere e operare nell’America del suo tempo: il ‘900, ha lasciato una indelebile traccia che ha condizionato non soltanto la pittura dei suoi contemporanei, è stato definito: il più grande realista americano del Novecento, ma anche altre espressioni artistiche come ad es. il cinema e non solo perché Hopper ha ritratto il cinema attraverso la riproduzione di cinematografi praticamente vuoti, ma perché dalle sue opere molti registi e scenografi hanno tratto suggestioni nella creazione e nell’impostazione delle immagini dei film.

Volendo dare alcune indicazioni per afferrare il lavoro dell’artista possiamo pensare a parole chiave come: solitudine e luce che segnano la sua ricerca e la condizionano.

Nell’opera di Hopper e nella sua persona abbiamo riscontrato analogie con le peculiarità della visione del mondo e dello sguardo dei nostri mosaicisti. Da questa affinità di prospettive sono nate opere musive che, partendo da Hopper, hanno evidenziato ancor di più i particolari che erano da lui ritratti attraverso un uso moderno e per certi versi “pop” del mosaico basato anche sull’uso di “materiale di scarto” riportato a nuova vita nei mosaici.

Infine questa mostra è il frutto del lavoro collettivo di molti e per la prima volta, nel panorama delle esposizioni create all’Officina dell’Arte, è frutto anche del contributo di persone ceche e ipovedenti che hanno lavorato con entusiasmo alla realizzazione di una specifica opera.

I curatori

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